Thursday 30 August 2012

Resilience

La settimana scorsa sono stata invitata da una mia amica americana ad una conferenza: ricorreva il "compleanno" di Chennai/Madras, e uno storico avrebbe parlato di com'era l'ECR (East Coast Road, la via lungo la costa dove abitiamo) nel decimo secolo.
Quando è passata a prendermi, Susan mi ha detto che la conferenza veniva ospitata da una galleria d'arte, e che la sera stessa c'era l'inaugurazione di una mostra. Avremmo colto due occasioni!

Arrivate sul posto abbiamo gironzolato tra le opere esposte, tutte di autori locali ai quali era stato dato come tema l'ECR, appunto. Alcune tele erano degne di nota, altre meno; c'era anche un concorso per ragazzini più piccoli e per giovani.
Nel cortile erano state preparate le sedie davanti al palco, con sistema audio e proiettore. 
All'ora prevista per la conferenza nulla lasciava pensare che si sarebbe cominciato a breve.
Ad un certo punto la gente ha cominciato a sedersi, la presentatrice ha preso il microfono e ha spiegato che il ritardo era dovuto all'incredibile successo dell'iniziativa che aveva protratto i tempi della premiazione.
Quindi, senza scostarsi di una virgola dal programma previsto nel tentativo di recuperare un po' sui tempi, ha proseguito presentando: un filmato sulla necessità di non lasciare in giro la spazzatura, una ragazzina ventriloqua con tanto di pupazzo-scimmietta che ci ha intrattenuto per una buona mezz'ora in Tamil, ringraziamenti vari alle istituzioni. Dello storico nessuna traccia, però nel frattempo è cominciato a piovere.
Diligentemente e con ordine tutti si sono alzati, hanno preso la loro seggiola e si sono trasferiti all'interno della galleria, tra le opere esposte.
Come se nulla fosse, trasportando solo microfono e amplificatore, l'imperterrita presentatrice procedeva con presentazione, saluto e definizione del proprio stile da parte di di ogni singolo artista (una dozzina). Nel frattempo ho individuato lo storico: si aggirava tra il pubblico con i suoi appunti come se nulla fosse, nonostante quasi un'ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Mentre gli artisti si presentavano, alcuni personaggi armeggiavano cercando di mettere in salvo le altre apparecchiature elettriche da quello che fuori si era ormai trasformato in un diluvio: la porta aperta lasciava passare più lo scroscio dell'acqua che l'aria, all'interno la temperatura aumentava, e il microfono ogni tanto saltava con tutto l'impianto di condizionamento.
Finalmente viene data la parola allo storico, che aveva preparato anche delle diapositive ma che si è rapidamente adattato a parlare praticamente a braccio, col solo aiuto dei suoi appunti. 
Quando è arrivato al termine della sua lezione e ha dato il via alle domande eravamo più di un'ora oltre il termine previsto, con i figli a casa da soli senza cena. Siamo sgattaiolate fuori. 
La cosa che mi ha colpito di più, oltre alla ragazza ventriloqua, è stato l'adattamento alla situazione imprevista senza il minimo contaccolpo: come quando cambi contenitore all'acqua, lei cambia forma.

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