Tuesday 24 April 2012

Anna Centenary Library

Ieri era la giornata mondiale del libro, così ho deciso di tornare alla Anna Centenary Library, orgoglio chennaita. Acclamata come la più grande biblioteca dell'Asia, è stata al centro dell'attenzione nell'autunno scorso quando la neo eletta primo ministro del Tamil Nadu, Jaylalita, ha dichiarato che l'avrebbe chiusa e convertita in un ospedale per bambini. Dal che si deduce che, in quanto a dichiarazioni di intenti peregrine, in India se la cavano almeno come Berlusconi!
L'edificio è imponente, 9 piani predisposti a contenere fino a un milione e duecento mila libri (ora ce ne sono circa 700 mila), costato un patrimonio e battezzato come un precedente primo ministro (che forse stava antipatico alla suddetta Jaylalita!). Persino Hillary Clinton, quando è stata qui qualche anno fa, si è detta colpita e vi ha tenuto un discorso di 42 (sic, gli indiani sono precisissimi) minuti.
La prima volta ero entrata per curiosità a fare un giro. Non pensavo di tornarci perché, udite udite, non danno libri in prestito; solo consultazione in loco.
Ma ieri ero in cerca di informazioni, per cui mi sono armata di blocco appunti e laptop e sono partita.


All'interno della biblioteca non sono ammesse borse, così mi sono fermata al gabbiotto-guardaroba per consegnare le mie; ne avevo due, quella normale e quella del laptop. Ho estratto il laptop (che però ho potuto tenere nella sua "guaina" protettiva chiusa da cerniera, di fatto un'altra borsa), il blocco appunti, l'astuccio, il telefonino, il portafoglio e l'astuccio degli occhiali da sole che mi servivano per attraversare il cortile e raggiungere l'ingresso (il sole qui mi abbaglia da morire). Ho infilato quello che potevo nelle tasche e tenuto tutto il resto in braccio. All'ingresso ho dovuto firmare (nome in stampatello e firma), passare il metal detector, scrivere su un registro la marca e il colore (!) del mio laptop e aspettare l'orario di apertura. A dire il vero la sala lettura dove si possono portare i propri libri era già aperta, ma a me avevano detto che non erano ammessi materiali stampati, quindi avevo lasciato nella borsa il libro che sto leggendo e non avevo voglia di tornare a prenderlo.
Ho cercato su un computer dove fossero i libri di cui avevo bisogno e, quando è scoccata l'ora, sono salita al terzo piano. Hanno controllato che nel blocco per appunti non avessi "jeroj" (che solo dopo qualche ripetizione ho capito voleva dire "xerox": l'indiano per "fotocopie") e, dopo un'ulteriore firma, mi hanno fatto entrare. 
Mi sfugge il criterio con cui i libri siano posti a scaffale, perché, nonostante il numero di collocazione, non sono riuscita a trovare quello che cercavo, così ho chiesto aiuto a due addetti. Sono stati gentilissimi e, oltre ai libri che avevo selezionato io, me ne hanno portati altri dello stesso argomento. Ho iniziato a leggere e prendere appunti. 
Poi ho avuto bisogno di andare in bagno. Il bagno è al secondo piano, quindi ho dovuto prendere tutte le mie cose (laptop, portafoglio, tel, ecc. ecc) e andare giù. Come quasi sempre qui, era un wet bathroom, ossia niente carta igienica ma rubinetto, secchio e secchiello per attingere acqua e fare le abluzioni necessarie al "dopo". Io ho sempre i fazzoletti di carta. 
Dei tre lavandini dell'antibagno solo da uno scendeva l'acqua. L'asciugamani ad aria calda era fuori uso, ho usato - solo per la punta delle dita - uno straccetto che avevano appeso al cavo elettrico.
Sono risalita e ho lavorato ancora un po'. Dal computer, purtroppo, non risultava nessuna linea wifi, altrimenti mi sarei incollata lì per il resto della giornata. Dopo un po' ho chiuso tutto, chiamato il fedele Ragu e, mentre aspettavo che arrivasse, ho mangiato uno snack nel bar interno.
Sarebbe una biblioteca meravigliosa. Peccato davvero che non ci siano prestito e wifi.



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