Tuesday 31 January 2012

Il mitico Times of India

Il mio quotidiano preferito qui è il Times of India. Quando eravamo in albergo, ogni mattina lasciavano in un sacchetto di stoffa appeso alla maniglia una copia di The Hindu, quotidiano apprezzabile, ma che io trovavo un po' noiosetto, sul tradizionale-conservatore. Poi un giorno, in una sala d'attesa, ho trovato una copia del Times of India e non l'ho più lasciato!

Mi piace per il suo stile grintoso, spesso graffiante. Considerando che qui la tendenza è ad essere nazionalisti, tradizionalisti, un po' restii alle novità, soprattutto se vengono da fuori (forse temono una nuova "colonizzazione"?), il Times prende delle posizioni che hanno dell'estremista! Per esempio, nel periodo dei monsoni, non passava giorno che non ci fosse un articolo corredato da foto sullo stato pietoso delle strade, sulle difficoltà che i cittadini affrontavano per recarsi al lavoro, sui fondi stanziati che non arrivavano a destinazione e sui rimedi palliativi adottati, come riempire le buche di laterizi invece di asfaltare.


In questo ultimo periodo è successo che, in giro per il mondo, qualcuno abbia fatto battute spiritose su alcuni lati deboli dell'India: Jay Leno della NBC, Jeremy Clarkson di Top Gear. In risposta a queste battute di spirito, sono puntualmente arrivate diffide o richieste di scuse ufficiali da parte di rappresentanti del governo indiano ai governi di USA e UK, patrie degli "offensori". Il Times del 29 gennaio scorso ha scritto uno special report su quanto accaduto, non esitando a definire "sopra le righe" le reazioni del governo indiano ad una battuta, accusandolo di non avere, o di non saper cogliere, il senso dell'umorismo necessario a lasciar correre. Già fin qui mi era sembrato interessante. Ma la chiusa dell'articolo è veramente impagabile; la riporto in originale:
"But if the government really wants to shut them up, it could start by providing toilets to the 650 million people who defecate in the open. Till then the joke is on us - the people of India".


Mitico! Viva Shobhan Saxena che lo ha scritto e il direttore che ha pubblicato!

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